Ho osservato quelle foto in bianco e nero, ma non sono riuscita ad afferrare l'anima di Lily. Mi è parsa sfuggente, imprendibile, come anche all'occhio della macchina fotografica. Ecco, forse era questa l'essenza di Lili: la sua libertà, la sua inafferrabilità, il broncio di bambina che si illumina in sorrisi contagiosi, e la sua irrequietezza di donna, che si prende il lusso di piantare in asso Majakovsky, dopo averlo ridotto a un "cucciolo", a un uomo vulnerabile disposto a dividere lo stesso tetto con il marito della sua amante. E fino all'ultimo, fino a quando decise di mettere fine alla sua esistenza con un colpo di pistola, fu a lei, alla sua Lili che il cantore della rivoluzione di ottobre rivolse le sue ultime parole, la sua richiesta, la sua preghiera in una lettera di addio: "Lilja, amami".
Mayakovsky con la sua Lili |
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